Peccioli Lab
Peccioli Lab
“Volevo che il nostro territorio fosse un piccolo museo a cielo aperto. Così ho chiamato i primi artisti e gli ho chiesto di fare un intervento che avesse senso per il territorio. E da lì è partita questa avventura». ( Renzo Macelloni, sindaco di Peccioli )
Dal 2004 è la fondazione Peccioliper ad occuparsene. Ma perché un paesino medievale ha deciso di investire proprio sull’arte contemporanea? «C’erano già polemiche per la discarica e io pensai “benissimo l’arte contemporanea fa discutere, aggiungiamo polemica a polemica”».
La famosa discarica di Legoli, uno dei principali sistemi di smaltimento di rifiuti della Toscana che è il perno su cui ruota tutto il “sistema Peccioli”. Era lì dagli anni Ottanta quando raccoglieva gli scarti di sei comuni della zona e nessuno la voleva. E a ragione: queste grandi pattumiere portano inquinamento, sono humus di gestione criminale, svalutano i luoghi. Il Comune di Peccioli, amministrato da Macelloni, aiutato dalla Regione, si assunse la responsabilità della bonifica e alla fine degli anni Novanta creò una Spa, la Belvedere, che oggi la gestisce.
Con una particolarità: il 63,8 per cento delle azioni è del Comune, il resto, cosa unica in Italia, azionariato popolare. 900 piccoli azionisti, compreso il sindaco, la maggior parte cittadini di Peccioli. L’investimento si è rivelato proficuo perché con un fatturato da 300 milioni all’anno la Belvedere ha trasformato la merda in oro. «Valore per la comunità», precisa Macelloni. «È soprattutto un fatto culturale. È passata l’idea che non è il camion in più o in meno ad inquinare ma cosa ci fai con quella spazzatura. Premesso che più si recupera e meno rifiuti ci sono meglio è, quando ci sono non devono essere demonizzati, devono essere smaltiti. Abbiamo capito che per fare bene all’ambiente occorreva una visione industriale. Se si rispettano le leggi e si agisce in modo trasparente non si inquina».
Davanti ai nostri occhi si estende una valle argillosa – materiale importante perché impermeabile – di 340 mila metri quadri di colore grigio chiaro punteggiata di chiazze erbose che degrada dolcemente verso il centro. Un muro colorato dallo stesso Tremlett funge da sbarramento. Potrebbe sembrare una cava abbandonata se non ci fosse uno stormo di gabbiani che schiamazza in lontananza a caccia di cibo intorno a un camion. Il vento gelido rimbomba nelle orecchie e a tratti porta un leggero odore di pattumiera condominiale, nulla in confronto a quello di smog che si respira in città come Milano. Gigantesche e inquietanti sculture umane nude in fibra e cemento, opera di Naturaliter, spuntano dalla terra a ricordare che dal rifiuto può nascere vita e bellezza.
C’è una modernissima sala convegni che si affaccia sulla valle mentre l’adiacente anfiteatro scavato nella pietra è una delle location del Festivaldera. E i rifiuti? Sotto i nostri piedi: 5 milioni di tonnellate di rifiuti (che arriveranno a 15 nei prossimi 30-40 anni, il massimo) stoccati, compattati, resi inerti. «Una parte di metalli e plastica viene recuperata grazie a un impianto di trattamento meccanico biologico. Un’altra parte, quella organica, produce una minima parte di percolato che viene depurato e energia tramite i pozzi di captazione del biogas»
Gli utili della Spa hanno fatto di Peccioli uno dei comuni più ricchi di Italia. Si parla di ricavi operativi per oltre 35 milioni di euro e dividendi distribuiti per un milione 724mila euro (2016). Oltre a permettere di tenere basse le imposte, hanno garantito, attraverso lo strumento della democrazia partecipativa previsto da una legge regionale del 2014, anche una serie di opere pubbliche. La realizzazione di un parcheggio multipiano, la ristrutturazione di scuole e impianti sportivi, del cinema Passerotti, la creazione di pista ciclabile, un centro polivalente con cucina che i cittadini affittano per eventi a costo zero, la biblioteca, un impianto fotovoltaico.
Già da tre anni con un provvedimento del Comune si devolvono 500mila euro alle prime cento famiglie che hanno il reddito più basso: si tratta di 5000 euro a gruppo. C’è una cooperativa di quartiere a supporto dell’assistenza familiare a casa per gli anziani, un asilo nido per 80 bambini a prezzi agevolati, massimo 250 euro al mese, appezzamenti di terra messi a disposizione gratis per la coltivazione.